martedì 11 gennaio 2011

Il nostro futuro è digitale. Ma il nostro passato come conservarlo ?

Vedendo i due video, ciascuno di voi si sarà fatto un’idea e soprattutto avrà ritenuto di certo molto interessanti le tematiche trattate. Nella puntata di E Se Domani del 20 Novembre 2010, si discute ovviamente del problema relativo alla differenza tra la conservazione del digitale rispetto alla conservazione della carta. Nella discussione della trasmissione si nota come la digitalizzazione seppur più complessa rispetto alla forma cartacea dei dati, assolutamente è necessaria perché offre vantaggi maggiori rispetto alla conservazione analogica. Lo scopo dell’esperto di conservazione dei records, è proprio quello di assicurare nel tempo la corretta integrità dei dati digitali, attraverso degli standard riconosciuti a livello internazionale. Nella trasmissione ad esempio viene riportato il lavoro di digitalizzazione che sta implementando la biblioteca vaticana. Il Vice prefetto ci dice che la digitalizzazione di tutta la biblioteca vaticana è certamente necessaria, ma oltre alla presenza di esperti del settore (penso quindi ai Records Manager, ai Responsabile della conservazione e ovviamente agli archivisti) , tale digitalizzazione seguirà alla lettera lo standard della NASA degli anni 60, ovvero FITS, di cui parlerò nel mio prossimo articolo. Il paradosso che si evince da alcune considerazioni della puntata, è che la conservazione dei manoscritti, di cui si fa un esempio in trasmissione, è avvenuta in forma cartacea, perché ovviamente era l’unico metodo di conservazione dell’epoca . Se fosse stato su un CD come dice il presentatore Alex Zanardi, probabilmente noi oggi non avremmo potuto visionare e leggere alcuni manoscritti.

(continua su http://www.nicolasavino.com/)

 
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