sabato 9 aprile 2016

Perché gli informatici non fanno carriera?

Pubblicato da Walter Vannini 5 anni or sono
da  | Feb 28, 2011 | 65 commenti

Se cominci a lavorare nel settore commerciale puoi partire come account o addetto marketing, diventare Area Manager e  in qualche anno essere Direttore Marketing o Vendite; con un pizzico di fortuna puoi finireAmministratore Delegato.
Se cominci nel settore amministrativo puoi cominciare come assistente, diventare Auditor interno e in qualche anno essere Direttore Amministrativo o Acquisti o del Personale; con un pizzico di fortuna puoi finire Amministratore Delegato.
Se cominci nel settore informatico, puoi cominciare come programmatore/sistemista junior, diventare programmatore/sistemista senior e in qualche anno dipenderai dal Personale, dall’Amministrazione, dal Marketing, dalle Vendite, dagli Acquisti o da tutti loro; non diventerai mai un dirigente, e con un pizzico di fortuna non tiesternalizzeranno.
Perché?
La spiegazione  più in voga fra gli informatici è che questo mondo di incompetenti non capisce il valore degli informatici.
La spiegazione più in voga fra i non-informatici è che gli informatici sono adolescenti compulsivo-ossessivi con un ego inflazionato e problemi relazionali e hanno esattamente quello che meritano. (ndr ma non è spesso così? Il problema spesso è proprio nella scarsa capacità di alcuni colleghi di collaborare con il proprio ufficio!)
Il risultato netto, comunque, è che tutti perdono: gli informatici non fanno carriera e le aziende sprecano capitali e potenziale umano enormi.
Diciamo una cosa antipatica: in azienda come sul mercato, le professionalità informatiche sono valutate il minimo indispensabile, esattamente come tutte le altre. La differenza è che per le altre professionalità è chiaro il valoreprodotto per l’azienda. E lo è perché si tratta di professionalità consolidate, socialmente ed aziendalmente assimilate. Non ci sono dubbi sul perché Amministrazione, Produzione, Marketing, Acquisti, Vendite, Personale siano ruoli chiave, sul perché l’azienda debba garantirgli le risorse: è grazie a loro che i soldi arrivano, vengono gestiti bene, spesi in modo oculato. L’azienda lo capisce, chi opera in quei ruoli pure e sa far valere le proprie ragioni.
E l’informatica? Dal punto di vista dell’azienda non è un ruolo chiave, è un costo e un rischio.
Ora, a chi toccherebbe promuovere l’importanza aziendale dell’informatica? Agli informatici, è ovvio. Ma gli informatici non lo fanno. Come dico sempre, tutte le funzioni lavorano per gli obiettivi dell’azienda, l’informatica lavora per i propri, e solo lei sa quali sono. (Chi è scettico può chiedere al proprio Amministratore Delegato quanto è disposto a pagare per far passare l’availability dal 99.741% al 99.982%; alla richiesta di parlare in italiano, potete dire “un’ora e mezza in meno al mese di guasti informatici “).
E quando si tratta di rendiconti? Allora tutte le funzioni si fanno in quattro per dimostrare che hanno saputo usare bene le proprie risorse per portare vantaggio all’azienda; l’informatica no: nel migliore dei casi l’informatica dimostra di avere impiegato le sue risorse (sempre inferiori alle richieste, fa notare) per “risolvere” problemi che nessuno capisce, e che comunque si ripresentano periodicamente.
E ci stupiamo che in azienda l’informatica venga vista come il fumo negli occhi?
Cominciamo riconoscendo alcune ovvietà dolorose:
  1. gli informatici sono inconsapevoli della loro importanza per l’azienda (non vedono al di là del lato “tecnico”)
  2. l’azienda è inconsapevole del perché gli informatici sono importanti (“sono un male necessario”)
  3. gli informatici non fanno nulla per valorizzare la propria posizione.
Il punto 3 è quello cruciale: gli informatici, che continuano a credere di essere in azienda per occuparsi di computer, continuano a vedere gli alberi senza vedere la foresta. Riuscite a immaginare un direttore Marketing che dica che il suo compito è “curare le campagne di marketing”? Un direttore amminsitrativo che dica “io sono qui per curare il bilancio”?
No, vero? Infatti nemmeno l’ultimo degli stagisti ometterebbe di mettere le sue attività pratiche nella prospettiva di un vantaggio per l’azienda (“garantisco che i membri del CdA abbiano informazioni puntuali, complete e aggiornate. Sì, cioè, faccio le fotocopie, ma quello è un dettaglio tecnico.”).
Solo gli informatici non vedono oltre la tastiera. E il resto dell’azienda li valuta di conseguenza: gli informatici sono dei tecnici, come i caldaisti, gli elettricisti, gli idraulici. Importanti, certo, ma privi di identità, intercambiabili, esternalizzabili. Non ti aiutano a fare meglio il tuo lavoro, (perché non sanno nemmeno quale sia, il tuo lavoro): si occupano che le macchine funzionino, così puoi lavorare in pace. L’azienda è una squadra, gli informatici sonopersonale di servizio.
E come reagiscono gli informatici? Avvalorando, con comportamenti e pensieri, questo stato di cose. È stupefacente vedere come la descrizione che un informatico fa della propria posizione aziendale sia pervasa da credenze irrazionali che costituiscono una zavorra insuperabile a qualsiasi evoluzione.

martedì 9 febbraio 2016

Göran Marby, un europeo per traghettare l'Icann fuori dagli Usa

http://www.corrierecomunicazioni.it/digital/39499_goran-marby-un-europeo-alla-guida-di-icann.htm

Svedese, prenderà il posto di Fadi Chehade che lascia a metà marzo. A lui il delicato compito di guidare il trasferimento di poteri dell'organismo a una community internazionale multistakeholder. Il sottosegretario Giacomelli: "Ottima notizia"


Sarà un europeo, Göran Marby, direttore generale dell'authority svedese per le Poste e Tlc il nuovo prossimo presidente e Ceo dell'Icann (Internet Corporation for Assigned Names e Numbers), l'organizzazione non profit Usa che si occupa dell’assegnazione degli identificatori unici di Internet (tra cui i nomi a dominio), e della sicurezza, stabilità e interoperabilità globale della Rete.
Marby prenderà il posto Fadi Chehade il cui mandato termina il 15 marzo. Assumerà l'incarico di ceo e presidente a maggio: fino al suo insediamento farà le funzioni di Ceo Akram Atallah, presidente della divisione Global Domains di Icann.
La nomina di un europeo apre al trasferimento dell'ICANN dal ministero statunitense del Commercio a un modello indipendente e internazionale: un progetto che nonostante i rinvii dovrebbe andare in porto nel 2017.
“La notizia di un europeo al vertice di Icann è un’ottima notizia - commenta il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli -. Complimenti e auguri di buon lavoro a Göran Marby che spero proseguirà nel solco tracciato dal suo predecessore, Fadi Chehadè, con cui la collaborazione è stata costante e proficua. Abbiamo sempre sostenuto che Icann avesse necessità di una nuova accountability e che l’Europa dovesse giocare un ruolo da protagonista nel processo di definizione della nuova governance di Internet: il dialogo con gli Stati Uniti su questi temi è fondamentale".
Oltre che dirigente dell'authority svedese Marby è stato amministratore delegato di aziende Ict e fondatore di startup. E' stato co-fondatore di AppGate Network Security, società di software di sicurezza, ad di Cygate, società di servizi di rete e Country Manager di Cisco in Svezia oltre che ceo di Unisource Business Networks in Svezia.
La nomina di Marby arriva ad un punto cruciale della storia di Icann: nel settembre 2017, con un anno di ritardo rispetto a quanto programmato, lo IANA (Internet Assigned Numbers Authority, l'istituto che regola l'assegnazione degli indirizzi del World Wide Web), passerà sotto il controllo di una community internazionale multistakeholder. Il passaggio dovrebbe essere stigmatizzato nel corso di una riunione all'inizio di marzo in Marocco.

 
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